Secondo il rapporto
"Knowledge, Networks and Nations" redatto dallla
Royal Society di Londra, basandosi su d'un raffronto fra il numero di pubblicazioni scientifiche effettuate nei vari paesi nel corso degli ultimi decenni,
la Cina, se mantenesse l'attuale tasso di crescita, potrebbe superare gli USA nel campo scientifico e tecnologico già nel 2013, e non nel previsto 2020.
Ciò è dovuto, in buona parte, alle
politiche adottate dal governo di Pechino, che negli ultimi anni, al contrario di nazioni che sino ad ora si sono sempre trovate nella Top Ten della classifica,
ha investito sempre più nel settore della ricerca scientifica, arrivando ad investire, ad oggi, 100 miliardi di dollari l'anno.
Una tendenza, questa, seguita anche da altri paesi che stanno rapidamente risalendo la classifica, paesi come l'Iran, il Brasile, la Corea del Sud, la Turchia e l'India, nei quali gli effetti di questa politica si vedono molto bene con l'enorme aumento del numero di ricercatori occupati e di pubblicazioni scientifiche.
Un altro aspetto che ha molto contribuito all'avanzamento cinese è la
struttura del sistema scolastico, che permette un libero accesso anche ai meno abbienti, permettendo anche ai geni potenziali di concretizzarsi, cosa che negli Stati Uniti, con le grandi e famose università private non è possibile. Queste sfornano sì geni, ma impedendo a molti potenziali di sbocciare.
In ultima analisi vi è poi da considerare il fatto della
differente cultura cinese, che vede i bambini stessi non come creature deboli, ma come esseri forti, e li tratta di conseguenza, spingendoli al massimo sin da piccoli, crescendo così persone focalizzate sull'obbietti, determinate, e, non da ultimo, preparate. Cose, queste, che non si possono dire per le loro controparti americane, come dimostra il fatto che
nei laboratori usa il numero di cervelli importati abbia superato quello di quelli nativi, e che, con a disposizione le stesse tecnologie, strumentazioni e finanziamenti, quelli cinesi producono di più.
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