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Google ammette: Gmail non rispetta la privacy dei suoi utenti

Secondo l'associazione dei consumatori Consumer Watchdog la scansione automatica delle email operata da Gmail, sarebbe un'invasione della privacy.

Autore: Redazione IT Tech & Social

Pubblicato il: 19/08/2013

In un documento depositato nel giugno del 2013 presso una corte federale Usa, in risposta a una class action, e pubblicata sul sito web di, Google ha ammesso per la prima volta che il suo servizio di posta elettronica Gmail non rispetta pienamente le norme in materia di privacy dei propri utenti.
Secondo il gigante di internet un utente che decide di trasmettere le proprie informazioni a terze parti, come i servizi online di posta elettronica, non dovrebbe aspettarsi che tali informazioni rimangano private.
Questa affermazione che ha già fatto il giro del web scatenando vivaci polemiche è contenuta in un documento depositato lo scorso mese da Google in risposta a una class action presentata da un’associazione di consumatori americani, , presso la corte californiana di San Jose
Consumer Watchdog accusa il colosso web di violare la legge sulle intercettazioni quando ‘scansiona’ le e-mail degli utenti per fornire loro pubblicità personalizzata.
Nel documento si legge anche che “come chi invia una lettera a un collega non può sorprendersi che l’assistente del destinatario apra la missiva, così chi usa servizi di posta elettronica non può stupirsi se le proprie comunicazioni sono processate dal fornitore del servizio durante la consegna”.
Nella memoria però Google sottolinea che il sistema ‘scansiona’ sì le mail, ma con processi automatizzati, senza alcun intervento umano. Inoltre l’azienda si difende affermando che l’utente è informato di questa procedura in quanto tutto è specificato nei termini d’uso e nella policy sulla privacy che gli utenti di Gmail accettano per utilizzare il servizio.  
Tuttavia, Google ha anche affermato che prende molto sul serio la privacy dei propri utenti e ha detto di aver integrato in Gmail misure di sicurezza e protezione dei dati molto efficaci.
"La citazione in questione - spiegano inoltre da Mountain View - erroneamente attribuita a Google, viene da una sentenza della Corte Suprema Americana del 1979, anno in cui Google era ancora ben lungi dall'essere creata. Usarla per suggerire che Google non si preoccupi della privacy è fuorviante".

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