Alcuni funzionari del
Dipartimento di Giustizia americano hanno lasciato filtrare l’indiscrezione secondo la quale il Dipartimento stesso avrebbe
rinunciato a perseguire il fondatore di WikiLeaks, Julian Assange, per aver pubblicato informazioni riservate.
La conferma ufficiale non è ancora giunta, ma l’ex portavoce del Dipartimento,
Matthew Miller, ha così dichiarato: “Se non si ha l’intenzione di perseguire i giornalisti per la rivelazione di informazioni non c’è alcun modo di incriminare Assange”.
Dunque, all’operato di WikiLeaks devono essere applicate le stesse garanzie e le stesse tutele di cui hanno goduto e godono testate come il
New York Times o il Guardian. Il team di WikiLeaks è però scettico in merito alla questione: “Le fonti dell’articolo sono anonime e non si sa quale sia il loro grado di prossimità alla vicenda, scrivono fra l’altro gli attivisti, che fanno notare come, anche se Assange non venisse incriminato per spionaggio, potrebbe comunque in teoria essere accusato di “frode informatica” per aver indotto o aiutato un informatore a procurarsi del materiale con un’intrusione illegale. In questo modo, il governo, se riuscisse a provare le accuse, sarebbe anche in grado di evitare il “problema del New York Times” si legge sul
profilo Twitter ufficiale del celebre sito.
Per i membri di WikiLeaks, l’inchiesta su Assange e sul sito stesso proseguirà: “La posizione ufficiale del Dipartimento di Giustizia è che l’indagine continua. Invece di dichiarazioni da parte di anonimi funzionari, il governo dovrebbe fare la cosa giusta: chiudere l’indagine e comunicare formalmente e inequivocabilmente a Wikileaks che non verranno presentate accuse. Cosa che, malgrado le ripetute richieste da parte del nostro avvocato, rifiuta di fare”.
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