La Terza sezione penale della Cassazione
ha confermato l'assoluzione per i dirigenti Google che nel 2006 vennero coinvolti nel caso
Vivi Down.
Facciamo un passo indietro e riassumiamo quanto accaduto: nel 2006, un giovane disabile di Torino
venne ripreso e vessato dai compagni di classe.
Il video, caratterizzato da una serie di immagini decisamente crudeli, generò un enorme traffico di visualizzazioni, prima su
Google Video e poi su
YouTube.
Il 24 febbraio 201, il
Tribunale di Milano cndannò i 3 manager di Google a una pena di 6 mesi di reclusione, con sospensione della stessa.
Il giudice
Oscar Magi riconobbe una grave violazione della legge sulla privacy, ma assolse il gruppo dirigente dal reato di diffamazione.
Nel mese di dicembre dello scorso anno, i manager furono assolti in appello, poiché ogni violazione perpetrata dagli utenti non può essere responsabilità del fornitore del servizio.
Ora, la Suprema Corte
ha respinto il ricorso all'ultima sentenza richiesto dalla
Procura di Milano. Il sostituto procuratore generale
Mario Fraticelli sosteneva che "non si può pensare che chi offre un servizio su una piattaforma poi non si occupi di quello che viene caricato".
La Cassazione, tuttavia, è di parere contrario e
tra circa un mese renderà note le motivazioni del verdetto. In ogni caso un eventuale nuovo processo di appello sarebbe stato bloccato dalla prescrizione, prevista per
l'8 marzo 2014.
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