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La SIAE vuole una tassa sugli smartphone

Siae e Confindustria Cultura hanno proposto una tassa sugli smartphone poichè chi acquista determinati strumenti tecnologici, utilizzandoli compirà prima o poi una violazione del diritto d'autore.

Autore: redazione social media

Pubblicato il: 05/03/2014

Siae e Confindustria Cultura hanno proposto al ministro Dario Franceschini una tassa sugli smartphone. La motivazione è che tutti coloro i quali acquistano determinati strumenti tecnologici, come smartphone, tablet e persino le chiavette Usb, utilizzandoli compirà prima o poi una violazione del diritto d'autore, scaricando illegalmente musica o video.
La cifra pagata al momento dell'acquisto rappresenterebbe dunque un compenso forfettario di tale “violazione” che andrebbe alla Siae, la quale, a sua volta, lo distribuirebbe in un secondo tempo alle associazioni competenti. La proposta è tuttavia stata criticata da Confindustria digitale: l’ente ha infatti spiegato che in questo modo la Siae incasserebbe tra i 175 e i 200 milioni contro i 72 del 2012.
Le 10 associazioni che riscuotono il compenso per la copia privata hanno lanciato una petizione che raccoglie 500 firme di artisti famosi per chiedere a Franceschini di procedere con urgenza alla firma del decreto.
Per contro, Altroconsumo ha promosso una contro-petizione di oltre 14 mila firme per tenere conto dei risultati di un'indagine sull'effettiva fruizione dei contenuti digitali da parte dei consumatori ed evitare di pagare “un’odiosa doppia tassa”.

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