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Ancora un errore del servizio Safety Check di Facebook

Dopo l'attentato di Lahore in Pakistan,il servizio di Facebook Safety Check è stato attivato anche per utenti di altri Paesi.

Autore: redazione social media

Pubblicato il: 30/03/2016

Safety Check, il servizio di Facebook che viene attivato in casi di tragedie, attentati e calamità e che chiede all’utente se sta bene, dopo l’attentato del giorno di Pasqua in Pakistan, a Lahore, è stato attivato anche per utenti di altri Paesi costringendo i vertici del social network alle scuse.
Il servizio, dopo la risposta dell’utente alla domanda “Stai bene?” invia immediatamente una notifica a tutti i contatti presenti in  rubrica.
Un servizio certamente utile e importante in situazioni drammatiche se ancora una volta non fosse stato compiuto un errore di localizzazione: la domanda è stata infatti inviata anche a molte persone lontane dai fatti dell’attentato.
I responsabili di Facebook hanno ammesso che un tale errore è in contrasto con lo scopo del servizio. 
In ogni caso, ancora una volta Safety Check è finito sotto accusa per il funzionamento tutt’altro che efficace.
Il social network blu ha lavorato velocemente per risolvere la questione scusandosi con chiunque abbia per errore ricevuto la notifica.
Questo sistema era stato collaudato una prima volta per lo tsunami in Giappone nel 2011. In seguito era stato utilizzato dopo gli attentati di Parigi a novembre: in quell’occasione oltre 4 milioni di persone sono riuscite a rassicurare i propri cari sul proprio stato, con oltre 350 milioni di notifiche inviate.
Non sempre Safety Check è entrato però in servizio. Ci sono state molte altre tragedie in vari angoli del mondo in cui l’intelligente sistema di comunicazione non è stato utilizzato: per questo si sono alzate numerose critiche.
Secondo alcuni esperti tutto dipende dall’algoritmo che registra il traffico di attività social e analizza il tipo di richiesta.
Non si conosce, invece, la causa dell’ultimo errore che ha attivato il servizio per persone che si trovavano a centinaia di chilometri di distanza dall’ultimo attentato in Pakistan.

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