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Social eating: pagamenti solo online e massimo 5mila euro

Approvata da parte della Camera la legge per disciplinare l'attività di home restaurant. Gnammo: “La Sharing Economy fa paura alle lobby”.

Autore: Redazione BitCity

Pubblicato il: 18/01/2017

“Una legge fortemente voluta da insistenti attività di lobbying da parte delle associazioni di categoria che non hanno realmente compreso quanto l’home restaurant sia lontano dall’esperienza del ristorante e sia non avversario ma strumento di sviluppo del settore”.
Così Cristiano Rigon, founder di Gnammo, la principale piattaforma di social eating in Italia, commentando l’approvazione da parte della Camera della legge n. 3258 d’iniziativa del deputato Nino Minardo per disciplinare "l'attività di ristorazione in abitazione privata (home restaurant)", ovvero la possibilità di organizzare cene, prenotabili sul web, all'interno di abitazioni private. 
“Da una parte è senza dubbio positivo il fatto che esista una norma che regolamenti le attività di Home Restaurant, in quanto permetterà a tutti gli aspiranti cuochi di sperimentare la sharing economy senza paura di andare contro le autorità. Di contro però, sarebbe stato più opportuno, come prima cosa, normare a livello quadro la sharing economy, negli aspetti condivisi da tutte le attività, per poi scendere, se e dove necessario, a specificare i paletti da mettere nei singoli settori”.
“L’augurio - continua il fondatore di Gnammo - è che il Senato sappia produrre una legge sufficientemente agile e snella, rispondente ai suggerimenti UE di non promulgare norme che limitino, ma che favoriscano lo sviluppo del mercato del social eating, limando ancora i forti vincoli presenti nel testo approvato oggi alla camera.”. 
E’ positivo, invece, il riconoscimento nella legge del concetto di Social Eating, già introdotto da Gnammo nel proprio codice etico, che prevede che chi si voglia avvicinare a questa attività, sia esente, entro i limiti di 5 eventi e 50 coperti nell’anno solare, dalle parti più restrittive quali assicurazione, comunicazione digitale al comune, e altri requisiti, avendo come unico vincolo quello di utilizzare piattaforme digitali e transazioni on line. 
Ecco le considerazioni di Cristiano Rigon per Gnammo sulla legge appena votata, punto per punto: 

PAGAMENTO SOLO ONLINE - Analizzando nel dettaglio la legge, “è previsto l'obbligo di acquisire i pagamenti esclusivamente online tramite piattaforme come Gnammo. In questo non possiamo che essere d’accordo: la trasparenza è una virtù della quale non dobbiamo fare a meno. Inoltre, la tecnologia permette e facilita questi passaggi: le transazioni fatte online sono tracciabili e permettono così di allontanare i ‘furbi del contante’ e di cacciare lo spauracchio del ‘è tutto fatto in nero’”. 

REQUISITI DEGLI IMMOBILI - Altra regola è quella relativa ai luoghi in cui si potrà svolgere l’attività di home restaurant: “devono possedere i requisiti di abitabilità che già oggi hanno tutte le case in cui viviamo. Perché spaventarci?” 

HACCP - La concertazione in aula ha portato il parlamento a rimuovere il comma relativo alle argomentazioni HACCP, delegando al Ministero della Sanità la determinazione dei requisiti cui deve rispondere il cuoco per esercitare l’home restaurant.
“Ritengo la formazione fondamentale - sottolinea Cristiano Rigon -  per educare alla sicurezza alimentare e diffondere una cultura oggi praticamente inesistente, soprattutto declinata in ambito domestico. Mi auguro che il ministero sappia dare indicazioni realistiche e concrete, con questo obiettivo e non per limitare l’attività”. Gnammo si impegnerà ad erogare formazione in merito ai propri cook più assidui.

 ASSICURAZIONE - La legge prevede che la piattaforma verifichi che l’utente operatore cuoco abbia una copertura assicurativa, anche erogata dalla piattaforma stessa, per la responsabilità civile verso terzi. Anche l’immobile dovrà essere assicurato verso terzi. “Un vincolo forte - sostiene Cristiano Rigon -  per lo sviluppo, ma ragionevole, in ottica di tutela del consumatore, anche in assenza di una vera e propria attività commerciale. Gnammo anche in questo caso è innovatore e pioniere, avendo avviato la collaborazione con Axieme, startup che sta rivoluzionando il concetto stesso di assicurazione ed assicurato, con una visione social in perfetta sharing economy”. 

HOME RESTAURANT COME ATTIVITÀ AUTONOMA OCCASIONALE - “Positivo - sottolinea il fondatore di Gnammo - il fatto che l’home restaurant venga riconosciuto come ‘attività autonoma occasionale’, permettendo così di scaricare i costi inerenti, conservando gli scontrini”.

DICHIARAZIONE DI AVVIAMENTO ATTIVITÀ
(SCIA) - I lavori parlamentari hanno fatto cadere questa richiesta, troppo vincolante, trasformandola in una “comunicazione digitale” che deve essere inoltrata al comune, secondo modalità che stabilirà il MISE. Cristiano Rigon precisa: “Se questo si tradurrà in un sistema telematico, cui la piattaforma potrà assolvere per ogni nuova location dove un evento va a buon fine, sarà un passo di semplificazione e digitalizzazione della PA. Se sarà solo un altro nome per una complicanza burocratica, avremmo perso una sfida, e con essa tanti potenziali cook di Home Restaurant”.

I FORTI LIMITI DELLA LEGGE - La legge pone a 5.000 € il limite sui proventi che si potranno ottenere con le attività di home restaurant “Tale forte limite di “profitto” significa non aver compreso il potenziale della sharing economy, ma tutelare incondizionatamente una categoria a discapito di un’altra, misurandola su piani differenti - afferma Cristiano Rigon - Più adeguata sarebbe stata la proposta, rilanciata da Altroconsumo, di porre limiti sul numero di coperti, metro usato anche per i ristoranti, ma non di fatturato. In questo modo, la legge rischia di andare contro lo sviluppo, contro i suggerimenti della comunità europea, a favore di qualcuno”. 

Grave limitazione della norma è infine il divieto di svolgere l’attività di home restaurant in abitazioni destinate anche ad affitti a breve termine. Così, ad esempio, chi volesse sperimentare, anche solo una volta, l’affitto della propria casa su piattaforme come AirBnb, non potrà più cimentarsi come cuoco su Gnammo, e viceversa: si tratta - conclude Cristiano Rigon - di limitare la sharing economy, mettendo gli italiani in condizione di scegliere se mettere in gioco le proprie abilità culinarie o utilizzare una stanza in più disponibile in casa”.
L’ordine del giorno proposto dagli On.li Tentori e Camani, impegna il governo ad approfondire il tema, nel rispetto delle comunicazioni della UE del giugno scorso precisanti che “divieti assoluti nonché restrizioni quantitative all’esercizio di una attività - di sharing Economy - costituiscano misure di ultima istanza”, tenendo anche in considerazione la pdl n° 3564, atta a disciplinare a livello quadro la sharing economy, in discussione nelle commissioni congiunte attività produttive, commercio e turismo, e quella dei trasporti.“Questi forti limiti rischiano di essere in contrasto con il provvedimento in discussione sulla Sharing Economy, che ribadisco, avrebbe dovuto precedere il caso specifico”.

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