Tutti gli studi più attendibili ci dicono che
dobbiamo adottare fonti di energia con un minore impatto ambientale, e dobbiamo farlo
anche in fretta. Ma dalla teoria alla pratica il passo come al solito non è breve: non solo non stiamo adottando abbastanza massicciamente le fonti rinnovabili che già conosciamo, anche i nuovi approcci alla produzione, allo stoccaggio e al consumo di energia fanno
fatica ad uscire dai laboratori.
Portare la ricerca sul mercato non è semplice. Le nuove tecnologie escono dai laboratori sotto forma di startup molto focalizzate e poco imprenditoriali, che
fanno fatica ad attrarre investimenti perché hanno tempi di sviluppo lenti e non garantiscono un ritorno nel tre-quattro anni che i venture capital vorrebbero. Dietro startup di questo genere devono esserci investitori che non hanno fretta e che possono fornire anche un supporto alla crescita imprenditoriale.
Uno dei pochi fondi che ha queste caratteristiche ed è
focalizzato sul campo energetico-ambientale è
Breakthrough Energy Ventures, che non a caso vede la partecipazione di nomi che non hanno bisogno di ricavare velocemente denaro dal mercato, come Jeff Bezos e Bill Gates.
Analizzare le startup in cui ha investito BEV è utile per avere una indicazione di dove sta andando la ricerca applicata in campo energia e ambiente. Alcune (poche) startup sono state indicate direttamente da BEV, altre vengono da varie indiscrezioni.
Commonwealth Fusion Systems
Legata al MIT,
lavora su una grande promessa mai mantenuta: la fattibilità di
reattori nucleari a fusione (non fissione) che producano più energia di quanta ne richiedono per funzionare. È dagli anni Sessanta che si spera di raggiungere questo obiettivo, CFS ritiene di poterlo fare grazie a un
nuovo tipo di superconduttori - i Rebco, Rare-Earth Barium Copper Oxide - per creare magneti in grado di contenere con maggiore efficacia il plasma dei reattori.
Fervo Energy
Anch'essa
opera per rendere più efficiente l'utilizzo di una fonte energetica che già conosciamo, quella
geotermica. Non si basa su una nuova scoperta scientifica ma sull'utilizzo di
modelli matematici evoluti per
migliorare lo sfruttamento dei giacimenti geotermici, potendone simulare il comportamento in maniera molto sofisticata. Secondo Fervo Energy, adottando vari approcci combinati che aumentino la permeabilità dei giacimenti, il tasso di sfruttamento dell'energia geotermica potrebbe
aumentare di decine di volte (la proiezione per gli USA è di 100 GW contro gli attuali 3,7).
DMC Biotechnologies
Nasce dalla Duke University e
ha sviluppato una tecnologia (che le dà il nome: DMC sta per Dynamic Metabolic Control) per velocizzare la produzione di sostanze chimiche a partire da
colture microbiche "su misura". Il vantaggio del DMC è che con un medesimo bio-processo si possono generare più prodotti chimici diversi, con una produzione che può crescere velocemente senza problemi. Il Dynamic Metabolic Control ha ricadute in campo energetico perché tra le sostanze che può sintetizzare
ci sono anche i biocombustibili, con un tasso di produzione decine di volte superiore a quello attuale.
Quidnet Energy
Opera
a metà tra la generazione e lo stoccaggio di energia. Il suo approccio usa i principi dell'energia idroelettrica: grandi quantità di acqua, cadendo, azionano turbine che generano energia. Parte di questa energia serve a riportare l'acqua verso l'alto per poi farla ricadere e generare di nuovo energia. Invece di far cadere l'acqua dall'alto per poi riportarla su, Quidnet
la pompa in pozzi di scisto. Le rocce di scisto, man mano che vengono compresse, si comportano come una molla e immagazzinano energia. Quando serve generare energia elettrica, la pressione applicata all'acqua viene tolta e le rocce la "sparano" verso l'alto. E anche verso turbine che così vengono messe in movimento.
Form Energy
È una delle tante società che
stanno cercando un'alternativa alle batterie agli ioni di litio, considerate davvero adatte solo per le applicazioni in cui l'energia deve essere conservata
per un giorno o poco più. Lo stoccaggio nelle reti di tipo Smart Grid punta a durate molto maggiori e per queste applicazioni Form Energy sta studiando
batterie di flusso che usano come elettroliti composti chimici dello zolfo, allo stato liquido a temperatura ambiente.
QuantumScape
Startup nata dalla Stanford University e già nell'orbita di Volkswagen,
sta lavorando a batterie in cui l'elettrolita non è una soluzione con all'interno ioni di litio ma
un materiale solido, che contiene sempre litio. Batterie di questo genere sono molto interessanti per il settore automotive: hanno una densità energetica molto più elevata di quelle convenzionali e per questo promettono di
raddoppiare l'autonomia dei veicoli elettrici. Sono anche più sicure, perché non rischiano di perdere liquido elettrolita, e pratiche, essendo di dimensioni contenute. Ma, anche secondo Volkswagen, non le vedremo prima del 2025.