Microsoft ha rilasciato la prima release definitiva di una nuova versione del suo web browser, Edge. Di per sé la notizia non sarebbe poi molto importante.
Microsoft Edge è il browser "ufficiale" di Windows 10 ma non ha mai avuto un grande successo. Secondo le statistiche NetMarketShare relative allo scorso dicembre, genera
solo il 6,7 percento del traffico web globale. Molto meno del dominante Chrome, al 66,7 percento. Ma anche meno di Internet Explorer (al 7,4 percento). Che dovrebbe essere il browser Microsoft
mandato in pensione proprio da Edge.
Il problema di Microsoft Edge sta nel fatto che è sì un browser moderno. Ma basato su tecnologie di rendering delle pagine web
non del tutto compatibili con quelle di Chrome. Microsoft, così, in un certo senso subisce la legge del contrappasso. Qualche decennio fa chi creava siti web doveva tenere conto della compatibilità con l'allora dominante Internet Explorer. Ora Microsoft paga lo scotto di essere, lei, minoranza.
Ma Microsoft oggi è molto più elastica di una volta. E meno affezionata alle sue piattaforme, quando serve non esserlo. Così la
nuova versione di Edge abbandona le tecnologie proprietarie di Redmond.
E sceglie Chromium, la versione open source del "motore" di rendering che muove anche Google Chrome. Così la compatibilità è garantita sin da subito. E, tra l'altro, così il nuovo Microsoft Edge è disponibile
anche per macOS e non solo per Windows.
Attenzione, però. Edge non è semplicemente un quasi-clone di Chrome collegato ai servizi di Microsoft - come il motore di ricerca Bing - invece che a quelli di Google. Microsoft ha fatto una scelta in un certo senso di rottura. Creare un browser in cui sia (un po')
più semplice tutelare la privacy dei nostri dati e della nostra navigazione su Internet. Un po' come ha fatto Apple con Safari. È da un po' che la casa di Cupertino ha infatti deciso di giocare la carta della privacy per differenziarsi dalla concorrenza. Microsoft lo fa ora, nel suo nuovo corso.
Il diritto di scegliere, per la privacy online
La scelta fatta per Edge è più o meno in linea con quella fatta per
altri browser "alternativi". Come
Firefox,
Brave,
Vivaldi. E Microsoft l'ha estesa anche al mondo mobile, portando il nuovo Edge anche su iOS e Android. Sembra poco per scalfire la popolarità di Google Chrome. E in campo mobile gli utenti spesso
nemmeno si rendono conto che esistono browser diversi da quelli di sistema: Safari per gli iPhone e Chrome per gli smartphone Android.
Avere più possibilità di scelta è però importante. Non per far acquistare quote di mercato a questo a quel browser ma per il nostro stesso interesse. Lentamente, ma stiamo capendo che più o meno inconsapevolmente
cediamo al web molte, troppe informazioni su di noi. Ed è ormai palese che solo noi come utenti abbiamo davvero interesse a tutelare la nostra privacy.
Se qualcuno - oggi parliamo di Microsoft, domani chissà - offre browser che in qualche modo ci assistono in questa difesa delle informazioni,
è una forma di concorrenza che ci può agevolare. E se l'adozione di tecnologie e componenti software a favore della privacy diventasse davvero massiccia, potrebbe spingere una evoluzione positiva anche nei modi in cui viene gestito il marketing online.
Intendiamoci:
per ora nessun browser è davvero completamente pro-privacy. E nemmeno la gran parte dei componenti software collegati ai browser. In queste settimane, ad esempio, negli Stati Uniti si dibatte in modo acceso sul fatto che persino alcuni plugin anti-pubblicità lasciano passare - a pagamento - i contenuti degli inserzionisti dal borsellino più abbondante. Intorno alla pubblicità e alla raccolta delle informazioni online
girano troppi interessi perché la situazione cambi velocemente. Sarebbe da ingenui immaginare il contrario. Ma servono
anche i piccoli passi.