Da AI a deepfake: le parole inglesi che hanno definito gli ultimi nove decenni di storia

Il British Council celebra il suo 90° anniversario con una raccolta di 90 parole che raccontano i cambiamenti sociali, culturali e tecnologici.

Autore: Redazione BitCity

Il British Council, l'organizzazione internazionale del Regno Unito per le relazioni culturali e le opportunità educative, in occasione del 90° anniversario della sua fondazione, ha presentato English Language Evolution, una raccolta di 90 parole inglesi influenti che hanno segnato gli ultimi nove decenni. La selezione riflette i principali sviluppi sociali, culturali, tecnologici, politici e ambientali che hanno plasmato la lingua inglese dal 1934, anno di fondazione del British Council, al 2024. L’identificazione delle 90 parole è avvenuta attraverso un processo che combina metodi computazionali e la curatela di esperti, come la dott.ssa Barbara McGillivray, esperta di linguistica computazionale e digital humanities, nonché docente al King's College di Londra. “Termini come e-book o doomscrolling mostrano chiaramente quanto la tecnologia abbia cambiato le nostre vite. Ma non è solo la tecnologia a influenzare la lingua: anche i cambiamenti sociali e culturali giocano un ruolofondamentale. Parole come intersezionalità (intersectionality) e soffitto di vetro (glass ceiling) riflettono importanti conversazioni su uguaglianza e rappresentazione, contribuendo al cambiamento mentre lo descrivono”, spiega Barbara McGillivray. Dallo slang ai neologismi,fino ai cambiamenti di significato delle parole, il linguaggio è specchio del nostro mondo in continua trasformazione. L'elenco del British Council rimanda a temi come l'ascesa dell'inglese come lingua globale, l'impatto della scienza e della tecnologia sulla lingua, l'intersezione tra intrattenimento e lingua, uguaglianza, diversità e inclusione, l'impatto del COVID-19 sulla lingua inglese, sia su quella che parliamo che su quella che insegniamo. Punti salienti dell'elenco di 90 parole Intelligenza artificiale (AI): Usato per la prima volta nel 1955, il termine riflette le prime ambizioni di creare macchine intelligenti, ispirate dal lavoro pioneristico di Alan Turing negli anni '40. Dalla ricerca degli anni Cinquanta, l’IA si è continuamente evoluta ed oggi, l’Intelligenza Artificiale influenza sia la tecnologia che la vita quotidiana, Il suo sviluppo attuale è un’estensione del lavoro pioneristico di Turing nel decennio precedente. Virus: Con radici latine che significano “veleno” o “melma”, il termine virus è stato inizialmente utilizzato in campo medico per descrivere agenti infettivi. Negli anni Cinquanta, si riferiva comunemente alle infezioni o ai batteri stessi. In seguito, il termine è stato adottato in informatica per descrivere software dannosi, mostrando la sua transizione dal linguaggio medico a quello tecnologico. Karaoke: Apparso per la prima volta in inglese nel 1977, il termine deriva dal giapponese ‘karaoke’ e significa “orchestra vuota”. Nato come passatempo musicale in Giappone, si è rapidamente diffuso a livello internazionale ed è diventato un fenomeno globale. È stato introdotto per la prima volta in inglese dal Japan Times, descrivendo questa tendenza emergente nella società giapponese, che in seguito ha guadagnato popolarità in Occidente. Woke: Con nuove sfaccettature di significato emerse nel 2014, woke inizialmente indicava a una maggiore consapevolezza delle ingiustizie sociali e razziali. Da termine positivo, con la crescente polarizzazione politica, tuttavia, il termine woke ha recentemente acquisito anche connotazioni negative e oggi è spesso usato in senso peggiorativo per descrivere opinioni considerate rigidamente progressiste. Deepfake: Coniato per la prima volta in un post di Reddit nel 2017, il termine si riferisce a immagini o video manipolati, progettati per ingannare gli spettatori e far loro credere che siano reali. Nata dai progressi dell'Intelligenza Artificiale è una delle prime forme di essa ad entrare nel dominio pubblico guadagnando un’attenzione significativa, la tecnologia deepfake ha rapidamente sollevato dibattiti etici, diventando un termine frequentissimo nelle discussioni sulla disinformazione e sull’etica dei media nell’era digitale.

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