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Samsung, l'erede dell'impero condannato a 5 anni di carcere

Lee Jae-Yong è stato condannato per corruzione, abuso di beni sociali e falsa testimonianza, nel processo partito dallo scandalo che ha coinvolto l'ex presidente della Corea del Sud.

Autore: Redazione BitCity

Pubblicato il: 25/08/2017

Lee Jae-Yong, erede della dinastia Samsung è stato condannato a cinque anni di carcere per il suo coinvolgimento nel clamoroso scandalo che ha coinvolto l'ex presidente sudcoreano Park Geun-Hye.
Lee Jae-Yong, vice presidente di Samsung Electronics e figlio del presidente del gruppo Lee Kung-Hee, è stato condannato a 5 anni di carcere per corruzione, abuso di proprietà pubblica, falsa testimonianza e altri capi d'accusa relativi a pagamenti o promesse di pagamenti per 43,3 miliardi di won (US $ 32,5 milioni) a favore di società riconducibili a Choi Soon-sil, confidente della presidente Park Geun-Hye, in cambio del sostegno del governo a una grande ristrutturazione di Samsung, che avrebbe aiutato il passaggio di potere dal padre a lui.  L'accusa aveva chiesto 12 anni di reclusione.

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La difesa di Lee Jae-Yong nel corso del processo ha negato tutte le accuse, sostenendo che Samsung si era piegata sotto la pressione di Park Geun-hye e che comunque Lee Jae-Yong non era a conoscenza di trasferimenti di denaro nè ne aveva non mai approvato, scaricando così la responsabilità su altri quattro dirigenti, a loro volta condannati a pene fino a quattro anni di carcere. I legali di Lee Jae-yong hanno annunciato l'intenzione di presentare ricorso.
Lo scandalo tuttavia non sembra aver scalfito la potenza economica di Samsung che rappresenta un quinto del Pil della Corea del Sud. Il vice presidente Lee Jae-Yong è infatti in carcere da febbraio e questo non ha impedito al gruppo di realizzare negli ultimi mesi notevoli profitti grazie soprattutto alle vendite di chip di memoria utilizzati nella produzione di computer, server e mobile.

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