La brand reputation dipende solo per il 50% dai benefici provenienti da prodotti/servizi, per il 29% dall’impatto sociale della marca e per il 21% dai comportamenti dei vertici aziendali. Dipendenti, TV e quotidiani cartacei considerati gli anti fake-news.
I consumatori esperti italiani considerano il settore Tech come uno dei più vitali del paese – solo dopo Automotive e Fashion – convinti che le aziende che ne fanno parte si siano mosse nella giusta direzione negli ultimi 6-12 mesi (34% dei consensi).
Questa in sintesi la fotografia scattata da
Omnicom PR Group – società di consulenza strategica in comunicazione con circa 7.000 addetti nel mondo – che
per la prima volta ha analizzato 9 settori chiave dell’economia italiana,
con 81 brand ad essi associati, attraverso le lenti attente di oltre 1.000 consumatori “esperti”.
Come detto, quindi, i consumatori esperti italiani considerano il settore tech come uno dei più vitali del paese - dopo Automotive e Fashion – convinti che le aziende che ne fanno parte si siano mosse nella giusta direzione negli ultimi 6-12 mesi. Una percezione supportata da consensi sulla comunicazione credibile da parte delle aziende del settore (+6,1%) e
dal giudizio positivo sul top management delle aziende, capace non solo di garantire performance economiche oltre le aspettative (+4,2%), con evidenti benefici anche sulle comunità in cui le aziende operano (+3,3%), ma anche di agire nel complesso in maniera corretta (+0,9%).
Al contempo, sono altrettanti gli ambiti in cui i player del settore sono valutati negativamente rispetto alle attese, a partire proprio dall’elemento caratterizzante di questa industry:
l’innovazione di prodotto e servizio (-3,4%). Tecnologie come AI, blockchain, IoT - ma anche gli strumenti a supporto della Digital Transformation nella Pubblica Amministrazione – hanno creato aspettative elevate,
ancora però non completamente apprezzabili dagli utenti.
A chi crediamo di più quando stiamo ricercando informazioni su un brand o un’azienda? In Italia il quadro è molto netto e per certi versi molto diverso dallo scenario internazionale analizzato sempre dallo studio Authenticity Gap.
I consumatori si fidano più di un dipendente dell’azienda che del CEO quando si tratta di distinguere tra dichiarazioni ufficiali e fatti concreti. La seconda fonte più autorevole, è la «vecchia» carta stampata, seguita da TV e amici e parenti.
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