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Fare backup: una strategia possibile

Il mese del World Backup Day è l'occasione giusta per definire una propria strategia di backup dei dati, sfruttando tutte le opzioni possibili: dischi esterni, sincronizzazione, cloud

Autore: f.p.

Pubblicato il: 07/03/2019

Tutti sanno che il backup dei dati è necessario ma alla fine nessuno lo fa. E anche i più volonterosi non riescono ad essere metodici e non lo fanno con la dovuta regolarità. Il risultato è che i nostri dati sono a rischio: basta un guasto del PC, un'avaria del disco, un banale errore di salvataggio o, peggio, una infezione ransomware per trovarsi senza quei file - magari anche pochi, ma proprio quelli - che per noi hanno un grande valore, economico oppure affettivo.

Il motivo per cui nessuno, o quasi, fa il backup è presto detto: per quanto ormai abbiamo varie funzioni di salvataggio dati anche integrate nei sistemi operativi, come OneDrive per Windows o Time Machine per i Mac, definire un piano di backup davvero su misura delle nostre necessità richiede un minimo di attenzione, specialmente quando lo facciamo per la prima volta. Il lato positivo è che le opzioni a nostra disposizione sono tante.

Fare backup è una cosa personale

Una volta il problema principale del backup era il costo dello storage. Oggi abbiamo quasi tutti un notebook che raramente va oltre i 512 GB di storage SSD mentre i dischi esterni a piatti rotanti costano poco e spaziano su diversi Terabyte. A questo punto viene naturale fare il backup di tutta l'unità SSD su un disco esterno e mettersi così l'anima in pace. È la soluzione più semplice? Sì. È la più sicura? Non proprio.

Intendiamoci, fare un qualsiasi backup è meglio che non farne nessuno. Se però il nostro obiettivo non è semplicemente essere un po' più sicuri di non perdere dati ma esserlo (ragionevolmente) del tutto, serve una strategia più articolata. E questa include anche una definizione di cosa serve davvero proteggere e di cosa possiamo trascurare nel fare backup.

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Il modello ideale del backup è il vecchio classico "3-2-1": dei dati critici bisogna avere tre copie, di cui due possono essere nello stesso luogo ma su due supporti fisici diversi e una deve trovarsi altrove, possibilmente lontano. Tradotto in pratica, per i puristi significa fare due copie dei dati in locale, su unità esterne, e una in remoto, di solito usando qualche servizio cloud. Se si vuole essere un po' più permissivi si possono contare anche i dati "originali" nelle tre copie del modello 3-2-1, sta al singolo utente decidere se questo è opportuno

Più backup si fanno, più tempo ci vuole. È appunto il tempo che è diventato la "risorsa scarsa" del backup, quella che una volta era lo spazio su disco. È per questo che, specie nel caso del backup in cloud (le reti non sono mai abbastanza veloci...), spesso ha senso fare backup solo dei dati più critici.

Ma quali dati sono davvero critici? La definizione è assolutamente personale: non dipende dal tipo di dati ma dall'importanza che hanno per noi. Per un professionista possono essere i documenti dell'ufficio su cui lavora tutti i giorni, e che quindi è meglio proteggere con un backup quotidiano. Per qualcun altro possono essere le foto di famiglia, che magari non cambiano spesso e si possono tutelare facendo backup anche solo settimanali. Ognuno ha la sua storia nel fare backup.

Cosa serve per fare backup a più livelli

Partiamo dalle basi del modello 3-2-1 e concentriamoci sulla parte del backup in locale: cosa ci serve per fare backup? Sempre secondo i già citati puristi del backup, dovremmo fare due copie dei dati su unità non solo distinte ma anche di tipo diverso. Difficile che accada per un utente singolo, dato che nessuno tiene in casa vecchi masterizzatori DVD o unità a nastro giusto per avere una varietà di supporti su cui salvare dati.

Tenendo tra l'altro conto del fatto che di norma si usano computer portatili, una soluzione funzionale è usare per il backup un disco esterno USB oppure una unità NAS a più dischi. Meglio ancora, tutti e due in modo da fare due copie distinte dei dati. Il disco esterno "semplice" ha il vantaggio della comodità e della portabilità (e della velocità, se è un SSD). Un NAS è un po' più scomodo perché deve restare fisso da qualche parte, ma è più capace e permette di impostare i dischi interni in configurazioni RAID che aumentano la protezione dei dati. A scapito dello spazio disco grezzo disponibile, certo, ma qui ci concentriamo sulla sicurezza.

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Serve anche un software che si occupi di automatizzare il più possibile le operazioni di backup. Fare backup spostando file "a mano" è scomodo e nemmeno tanto funzionale. Usare un software ad hoc semplifica le cose ed è l'unico modo logico per gestire un ciclo di vita dei backup: non avere cioè un backup solo ma una sequenza di backup progressivi, per recuperare vecchie versioni dei documenti salvati e anche documenti che abbiamo cancellato. Un software del genere è inoltre praticamente indispensabile se stiamo pensando al backup di più computer che usano la stessa unità - a questo punto evidentemente un NAS - per eseguire i loro backup.

E la copia in remoto? La strada più semplice è usare un servizio cloud che la gestisca, ma chi si muove regolarmente tra almeno due luoghi - banalmente tra casa e ufficio, ad esempio - può anche tenere le due copie locali in uno di essi ed eseguire quella remota nell'altro. In questo modo furti, incendi e altri spiacevoli incidenti che potrebbero rovinare i backup di un luogo non ci lascerebbero completamente sguarniti. È il senso generale della copia remota.

Fare backup in cloud

Quando si parla di backup in cloud di solito si mettono insieme due tipi di servizi che in realtà sono diversi fra loro: quelli veri e propri di backup, come Backblaze o Carbonite, e quelli più genericamente di cloud storage come Dropbox o Box. Premettendo che ogni servizio ha caratteristiche proprie da valutare caso per caso, la principale differenza tra le due categorie è che i servizi di cloud backup si occupano effettivamente di backup, mentre gli altri sono meglio definibili come servizi di sincronizzazione. Entrambi sono comunque utili e si possono combinare fra loro.

Fare backup con un servizio di cloud backup significa, di solito, installare sul proprio computer un client software a cui indichiamo quali dati proteggere e che poi, a intervalli regolari, li trasferisce ai server remoti del servizio. Il primo backup è lento perché trasferisce in cloud molti gigabyte, i successivi meno perché saranno backup incrementali dei soli elementi variati o aggiunti dall’ultimo salvataggio.

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I servizi di cloud storage alla Dropbox hanno una funzione diversa: mantenere sincronizzata in tempo quasi reale una cartella del nostro disco con un nostro spazio cloud. È un sistema semplice e pratico che andrebbe sempre adottato per i documenti su cui si lavora più spesso, perché è più veloce di un backup e opera senza che noi quasi ce ne accorgiamo. L'offerta di servizi oltretutto è molto ampia e quasi sempre gratuita per le funzioni di base. Pur non trattandosi di un cloud backup in senso proprio, quindi, il "cloud sync" ne è un ottimo complemento. E per un singolo utente che abbia pochi dati critici da proteggere, può anche sostituirlo.

L'unica avvertenza legata al cloud backup e, in misura minore, ai servizi di sincronizzazione è che bisogna scegliere provider non solo con buone prestazioni ma anche con la ragionevole garanzia che siano affidabili e che resteranno disponibili nel tempo. Mai correre il rischio di affidare i propri backup a una realtà che poi non sa proteggerli direttamente o che, peggio, esce dal mercato.

L'opzione del disco clone

Nella strategia di backup che stiamo definendo può trovare spazio anche la creazione di un clone del disco principale del nostro computer. Il cloning è diverso dal backup perché crea una copia esatta del disco e non si limita ad eseguire il backup dei dati. È una strada interessante per chi non ammette neanche un minimo blocco dell'operatività in caso di guasti al disco del suo computer. In quei malaugurati casi si avvia il PC dal disco clone e si continua a lavorare come se nulla fosse accaduto, senza aspettare il ripristino di un backup.

Ovviamente anche la clonazione del disco richiede un minimo di pianificazione. Serve innanzitutto un software per il cloning - due opzioni gettonate sono Acronis Disk Director in campo Windows e Carbon Copy Cloner per i Mac - e un po' di pazienza per la prima clonazione, che copia tutto il disco. le successive sono incrementali, quindi più veloci. Come per il backup, poi, più spesso si clona un disco più si è sicuri che il clone sia davvero uguale all'originale quando lo mettiamo in gioco.

Tra backup locali, cloud backup e magari un disco clone, a questo punto dovremmo esserci messi al sicuro dal rischio di perdere i nostri dati. Il backup classico è tutto sommato semplice, il backup in cloud dà una sicurezza in più, un clone permette se necessario di riprendere a lavorare subito. La strategia a 360 gradi, insomma, è premiante. Manca solo un tassello: controllare che i vari sistemi di backup che abbiamo implementato funzionino davvero quando serve. Eseguiamo cioè, periodicamente, un ripristino dei vari backup anche se non se ne abbiamo bisogno. Pensare di essere protetti senza esserlo effettivamente è ancora peggio che non fare nessun backup.

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