Il 1° Rapporto sulla Sicurezza della Casa di Censis e Verisure confronta la sicurezza in Italia pre vs post pandemia: in soli 2 anni, le denunce per reati informatici, come il furto di password e identità digitali, sono cresciute del 37,5%.
Autore: Redazione BitCity
Pubblicato il: 30/01/2023
Un trend crescente ormai da 10 anni quello dei reati informatici che però ha visto nella pandemia terreno fertile per spingere sull’acceleratore. Alla base, ovviamente, l’effetto dei lockdown sullo sviluppo più repentino della digital life in Italia.
La 1° Edizione del Rapporto sulla Sicurezza della Casa Censis-Verisure (ottobre 2022) documenta una preoccupante crescita del 37,6% di truffe e frodi informatiche - come il furto di password e identità digitali per introdursi nel conto bancario e la richiesta di denaro per false attività di beneficenza o di crowdfunding - e del 36,2% di delitti informatici ai danni di imprese o individui, nel 2021 rispetto al 2019, anno pre-pandemia.
313.829 è il totale di reati informatici denunciati nel 2021: +17,3% in 1 solo anno.
Ma la fine dei lockdown non ha visto un’inversione di tendenza. I dati raccolti da Verisure a fine novembre 2022 – in collaborazione con l’Istituto Sondea – evidenziano una crescita annua continua di 2pp nella quota di persone che affermano di aver subito un furto di dati online accompagnata da una ben più repentina ascesa nella paura per le truffe informatiche: +7% annuo.
Il timore per la propria sicurezza online scala la classifica delle paure degli italiani in tempi record. Dalla 10° alla 7° alla 4° posizione in 2 anni. Resta preceduto dalla paura di subire un furto in casa, il timore di un’aggressione fisica per strada e la preoccupazione per un’emergenza medica. Borseggi, incendi, furto d’auto, violenze, furti nei negozi, rapine in banca completano la classifica.
A temere maggiormente per la sicurezza dei propri dati digitali sono gli uomini (32% vs 24% donne), genitori (30% vs 25% di non genitori), con un livello di studio alto (31% di laureati/con master vs 17% e 23% di persone con livello di studio primario e secondario) e reddito elevato (33% vs 26%).