Agli incrementi di inizio anno sulle tariffe per i già clienti si aggiungono le tariffe indicizzate all’inflazione che prevedono un meccanismo di adeguamento annuale del canone.
Autore: Redazione BitCity
Pubblicato il: 07/04/2023
L’aumento dei prezzi al consumo in Italia non risparmia il settore della telefonia. Con l’inflazione ancora alta, infatti, alcuni operatori hanno inaugurato il 2023 incrementando i costi per i già clienti tramite le rimodulazioni tariffarie: aumenti del canone di un importo fisso stabilito dal provider.
Nel frattempo, compaiono le tariffe indicizzate all’inflazione che prevedono, tra le condizioni contrattuali, un adeguamento periodico del canone mensile in base all’andamento dell’inflazione e che potrebbero portare a nuovi a nuovi rincari nelle tariffe.
L’Osservatorio Tariffe di SOStariffe.it e Segugio.it, partendo dagli aumenti di questi primi mesi del 2023 fotografa nel dettaglio i nuovi trend del settore della telefonia.
Per la telefonia mobile si sono registrati aumenti da parte di TIM (+2 euro al mese per alcuni già clienti) e WINDTRE (+2 euro al mese) oltre che dal principale operatore virtuale italiano PosteMobile (+1 euro al mese). Per la telefonia fissa, rimodulazioni sono arrivate per i clienti Fastweb (fino a + 5 euro al mese), TIM (+2 euro al mese) e Vodafone (+1,99 euro al mese).
Per il momento i rincari si sono concentrati sulle tariffe dei già clienti mentre quelle per i nuovi clienti non sembrano intaccate dal fenomeno. Come evidenziato dalle indagini dell’Osservatorio di inizio 2023, infatti, il canone medio delle offerte di telefonia mobile è al minimo storico ed anche il canone medio delle offerte Internet casa è in calo rispetto ai mesi scorsi.
Gli operatori che applicano modifiche unilaterali dei contratti ai loro clienti sono tenuti a rispettare obblighi informativi ben precisi, garantendo un certo preavviso e la possibilità di esercitare il diritto di recesso, anche con passaggio ad altro operatore.
In questo scenario di riferimento è particolarmente attuale ciò che si apprende da AGCM con il bollettino N.11 del 20 marzo 2023: l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato rende noto di aver irrorato a TIM una sanzione di euro 2,1 milioni per aver attivato ad una porzione della propria utenza – senza espresso consenso preventivo – un servizio opzionale aggiuntivo a pagamento: più Giga a fronte di un aumento fino a 2 euro al mese.
Inoltre, nello stesso bollettino si legge come AGCM abbia avviato un’istruttoria su WINDTRE riguardante un duplice messaggio SMS inviato alla propria clientela, sempre nella logica di modifiche dell’offerta e di contestuale aumento tariffario.
La “grande novità” degli ultimi mesi per il settore di telefonia, sia fissa che mobile, è rappresentata dalle tariffe indicizzate in base all’inflazione. Per il momento questo nuovo meccanismo è stato introdotto, con caratteristiche leggermente differenti, da WINDTRE e TIM, sia per tariffe verso già clienti che verso nuovi, e sia su rete fissa che su mobile.
Come avvenne qualche anno fa con i rinnovi ogni 4 settimane e non ogni mese, altri operatori potrebbero seguire l’esempio nel prossimo futuro.
Le tariffe indicizzate all’inflazione prevedono un aggiornamento annuale del canone mensile che segue l’evoluzione dell’inflazione. L’incremento non rappresenta una rimodulazione tariffaria e non darebbe, quindi, la possibilità di esercitare il diritto di recesso, al contrario l’adeguamento all’inflazione, per come definito da queste tariffe, sarebbe parte integrante delle condizioni contrattuali.
In Tabella 1 qui di seguito viene descritto il differente meccanismo di indicizzazione definito da TIM e WINDTRE. I due operatori hanno già introdotto tale meccanismo tra le caratteristiche contrattuali delle offerte di telefonia mobile e fissa riservate ai nuovi clienti. Tramite rimodulazione, inoltre, il meccanismo è già attivo anche per alcuni già clienti TIM che hanno accettato la modifica contrattuale.
Entrambi gli operatori prevedono un aggiornamento annuale del canone mensile: TIM segue l’andamento dell’indice IPCA (Indice dei Prezzi al Consumo Armonizzato per i paesi dell’UE) che offre una misura dell’inflazione comparabile a livello europeo. WINDTRE, invece, utilizza l’indice FOI (Indice dei prezzi al consumo per le Famiglie di Operai ed Impiegati) che misura l’andamento dei consumi delle famiglie che fanno capo ad un lavoratore dipendente.
Da notare che entrambi i meccanismi, di fatto, non tengono conto dell’effetto di un eventuale tasso di inflazione negativo. TIM, infatti, chiarisce nelle note di funzionamento del sistema di indicizzazione che non saranno presi in considerazione eventuali valori negativi dell’indice di riferimento. WINDTRE, invece, fissa un incremento minimo da applicare ad ogni aggiornamento, a prescindere dal tasso effettivo dell’indice utilizzato come riferimento.
Per i nuovi clienti che attivano oggi una tariffa indicizzata all’inflazione è importante capire il funzionamento di questa clausola.
In Tabella 2 è riportata una simulazione di quello che potrebbe accadere nel 2024 (nell’ipotesi di un tasso di inflazione pari a quello attuale), in occasione del primo adeguamento del canone per le tariffe indicizzate all’inflazione di TIM e WINDTRE, attualmente disponibili per i nuovi clienti. Chi attiverà una nuova tariffa indicizzata all’inflazione, quindi, sarà soggetto ad un adeguamento di questo tipo.