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“Global Scam Economy”: il 79% dei consumatori italiani ha paura di essere truffato

Mentre le frodi permeano l’economia digitale, una nuova ricerca di SAS e 3GEM evidenzia un panorama di utenti disposti ad accettare metodi di autenticazione più severi in cambio di maggiori tutele per i propri dati sensibili.

Autore: Redazione BitCity

Pubblicato il: 25/10/2023

Oltre il 60% è stato vittima di una truffa almeno una volta, il 33% crede che il numero di frodi sia sensibilmente salito nel 2022 e il 79% teme di diventare una vittima in futuro, mentre una schiacciante maggioranza del 90% ritiene che istituzioni e aziende dovrebbero impegnarsi maggiormente nel proteggere i consumatori. A rispondere sono gli intervistati italiani della ricerca condotta da SAS, azienda leader negli analytics, in collaborazione con 3Gem su un campione di 13,500 rispondenti globali. I risultati raccolti evidenziano un clima di allerta dove 9 persone su 10, nel nostro Paese, si dichiarano considerevolmente più preoccupate e consapevoli, nonché disposte a rivolgersi a nuovi fornitori nel caso in cui dovessero offrire una migliore forma di protezione e vigilanza.

La pandemia ha rivoluzionato i pagamenti digitali, che a loro volta hanno ridefinito radicalmente le aspettative dei consumatori, per cui opzioni di pagamento flessibili e in tempo reale nell'intero percorso digitale sono oggi esigenze basilari. Per i truffatori, tuttavia, l'improvviso aumento delle transazioni digitali e delle modalità di pagamento ha offerto innumerevoli nuove opportunità di frode attraverso schemi che, se inizialmente sfruttavano elementi tipici della pandemia e il social engineering, oggi si sono evoluti in frodi continue e disparate, con truffe sentimentali, false opportunità di lavoro e investimenti fasulli quali tattiche maggiormente ricorrenti.

La maggior parte degli attacchi, vari e numerosi, viene eseguita online, ma alcuni utilizzano metodi più comuni quali telefonate, e-mail e persino visite a domicilio. In Italia, in particolare, il contatto su cellulare e attraverso la mail risulta la modalità maggiormente impiegata, riportata dal 66% e 72% degli intervistati rispettivamente, che denunciano il sostanziale perseguimento di un obiettivo principale: l’ottenimento di dati bancari o personali sensibili.

La digital economy e la “global scam economy”, sembrano pertanto destinate a convivere ed evolversi in parallelo.

Il 71% dei rispondenti italiani alla ricerca di SAS ha dichiarato di essere disposto a tollerare ritardi o giustificare controlli aggiuntivi in nome di una maggiore protezione contro tentativi di furto di identità o di natura economica.

Sebbene il 41%, infatti, affermi che i controlli di sicurezza abbiano portato ad una customer experience generalmente negativa e che ci sia molto da fare per rendere più agevoli i processi di autenticazione e riconoscimento, i consumatori sembrano anche disposti a pagare il prezzo richiesto per una maggiore sicurezza.

Il 63% preferisce già ricorrere a un metodo di autenticazione piuttosto che a una password durante le transazioni, ed il 74% cambierebbe il provider dei propri servizi se questo offrisse un sistema anti-frode migliore, dimostrandosi favorevole anche nel caso in cui si vedesse costretto ad utilizzare sistemi di rilevazione biometrici (81,9%) nell’ambito di una transazione, o condividere maggiori dati personali (64%) con il proprio provider e utilizzare metodi di pagamento P2P (78,7%).

Ciò indica come un impegno attivo nella prevenzione di scam possa dimostrarsi per le aziende un vantaggio competitivo fondamentale, e come l’atteggiamento generale dell’utenza non sia quello di un abbandono delle nuove tecnologie per paura di subire frodi, quanto l’aspettativa che tali tecnologie, e quindi le singole persone che ne usufruiscono, vengano protette adeguatamente.



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