Dal 2020 la società ha registrato un incremento significativo del business legato alle indagini online, con picchi del 22% tra il 2021 e il 2022. E le committenti sono sempre più le aziende rispetto agli individui.
Autore: Redazione BitCity
Pubblicato il: 18/03/2024
Se si googla dark web o deep web e si seleziona la voce “notizie” fa specie il fatto che non appaiano così tanti risultati come si pensi. Ancora meno se si ricerca “mercato nero dei dati nel deep web”: eppure è un fenomeno in costante aumento.
Lo sanno bene i manager di A-Zeta, gruppo di aziende diffuse partito 50 anni fa con il business delle investigazioni ed oggi società leader nella data intelligence che vanta tra i propri clienti multinazionali, società finanziarie, assicurative e molte altre. Nel solo 2023 il business legato alle “indagini online” di A-Zeta è aumentato del 12%, un trend di crescita che continua dal 2020 e che ha registrato il picco tra il 2021 e il 202 (+22%). Nel complesso, nel biennio 2020-2022 questo business è cresciuto mediamente del 35%.
“Il nostro business varia molto a seconda delle modifiche dei comportamenti sociali – afferma l’AD Carmine Evangelista - post Covid, ad esempio, i nostri servizi investigativi venivano utilizzati spesso da società che avevano un fondato sospetto di avere tra i propri dipendenti i cosiddetti furbetti del cartellino. Un fenomeno che sulla scia dello smart working era aumentato esponenzialmente. Bensì rimanga tutt’ora un ambito in cui A-Zeta lavora molto, il nuovo trend relativo alla data intelligence riguarda le informazioni – o, meglio, le “tracce” - che tutti noi lasciamo quotidianamente nel web e che possono essere utilizzate contro di noi, anche a nostra insaputa”.
Secondo l’Osservatorio Cyber di Crif, la circolazione dei dati nel 2022 ha subito un significativo incremento; in particolare sono aumentate del 4,4% le combinazioni di numero di telefono con nome e cognome. Un set di informazioni prezioso in quanto, oltre a consentire l'accesso a molte piattaforme e app, con l'introduzione dell'autenticazione a due fattori nei protocolli di sicurezza è fondamentale per accedere illecitamente a profili privati.
“Si va dal furto di identità sui social o all’estorsione di immagini per quanto riguarda individui – sottolinea Evangelista – mentre a livello di aziende vediamo spesso replica di dati sensibili per avanzare riscatti o tentativi di appropriarsi di informazioni, aziendali e non e rivenderle. Molte aziende si rivolgono a noi per effettuare un'analisi ed una ricerca di dati che circolano nel dark web, penso anche ad esempio a dataset usati nelle transazioni di portafogli di crediti o simili, e risalire all’origine del furto per poi sporgere denuncia alle Autorità”.
Un’attività che per essere svolta richiede competenza “umana” associata ad automatismi in grado di elaborare una mole ampia di informazioni che solo la tecnologia può fornire.
“L’intelligenza artificiale e i software proprietari sono strumenti fondamentali per sondare la rete. Ma anche il lavoro sotto copertura vale ancora: solo che invece di effettuare un appostamento fisico, ci si trasferisce online. La pazienza e la discrezione rimangono requisiti fondamentali come anche, spesso, la collaborazione con le forze dell’Ordine. Spesso segnalazioni che partono da noi rendono possibili arresti di criminali che nel dark web trafficano dati e informazioni sensibili o chiedono riscatti per le stesse” conclude Evangelista.